RESIDENCE BARDONECCHIA

BARDONECCHIA 1974
Residence nel centro turistico di Bardonecchia 
Progetto preliminare e definitivo: prof. arch. Giovanni Torretta, prof. arch. Pio Luigi Brusasco


Un primo progetto assai articolato (piccoli e numerosi corpi collegati da passerelle aeree tra i pini) fu respinto dalla Soprintendenza ai monumenti del Piemonte; si giunse così a un nuovo elaborato ad L (che salvaguardia la continuità del bosco, come la Soprintendenza preferiva) con tipologia a ballatoi. 
Appunto questi ultimi consentivano uno schema flessibile in cui il taglio definitivo degli alloggi poteva essere rinviato addirittura a lavori già iniziati, e si poteva così offrire agli utenti, man mano che venivano individuati, la soluzione più idonea. Gli alloggi: cellule in linea (27-8 mq) con una zona servizi rivolta al ballatoio, l’altra di soggiorno e letto rivolta all’affaccio migliore. Associando cellule base e altre di dimensione metà, si ottenevano alloggi da 1, 1½, 2, 2½, 3 cellule. I ballatoi sono a passerella, staccati dal fronte e collegati alle cellule unicamente in corrispondenza degli ingressi; la pavimentazione in gomma dei passaggi comuni e la disposizione esterna delle scale riducono il disturbo provocato dal passaggio di persone con i pesanti scarponi da sci. Struttura in c.a. e tamponamenti ottenuti accostando a secco elementi prefabbricati (cm 85 x 280) in legno douglas con scandole esterne in cedro. Quattro i tipi: pannello pieno, porta, finestra normale, finestra servizi, liberamente accostabili. Ne risulta una notevole varietà in facciata. Il tetto poggia sui setti che oltrepassano le parti chiuse dell’edificio dando origine a uno spazio continuo aperto sotto la falda, riedizione della soluzione classica del tetto freddo. La direzione dei setti è stata inclinata rispetto alla dimensione minima della manica per soddisfare esigenze di orientamento e creare un parametro di facciata a pianta dentata, instaurando così un complesso gioco di interferenza tra i tamponamenti in legno, i setti e le passerelle. Peccato che la Soprintendenza abbia bocciato un’originale e poetica soluzione di copertura, in vetro retinato, dalle infinite possibilità di trasparenza sotto la neve.